STOVIGLIE IN FIBRA DI BAMBÚ: CRITICITÁ E FRODI
A seguito dell’entrata in vigore della direttiva Europea che mette al bando la plastica monouso (Direttiva UE 2019/204), sempre più spesso i tradizionali piatti e bicchieri “usa e getta” di plastica vengono sostituiti da stoviglie in fibra di bambù, che sono premiati dai consumatori in quanto sono articoli resistenti, lavabili ed economici (ci riferiamo principalmente a piatti, ciotole, tazze).
I prodotti di questa famiglia sono molto simili ai prodotti in melammina, ma contengono bambù macinato o altri costituenti simili, come ad esempio il mais, che vengono usati come additivi.
POSSIBILI FALLE PER LE STOVIGLIE IN BAMBÚ
Tuttavia, le stoviglie in fibra di bambù possono presentare delle falle dal punto di vista della sicurezza alimentare. Già nel 2019, il Bundesinstitut für Risikobewertung (Istituto Federale Tedesco per la Valutazione del Rischio, ndr) metteva in guardia sui potenziali rischi legati all’uso di questi prodotti in quanto, se riempiti con liquidi o alimenti caldi, possono rilasciare notevoli quantità di melammina e formaldeide. Alcuni test analitici hanno confermato questa tesi: il rilascio di formaldeide in tazze con fibra di bambù può superare di 30 volte la dose giornaliera tollerabile per gli adulti e addirittura di 120 volte quella suggerita per i bambini.
Queste sostanze, pur essendo ammesse dall’UE nella produzione di materiali di plastica destinati ad entrare in contatto con gli alimenti, sono soggetti a limiti di migrazione specifici (LMS): di 15 mg/kg per la formaldeide, 2,5 mg/kg per la melammima (Raccomandazione UE 2019/794).
CONSEGUENZE SUL QUADRO NORMATIVO
Per regolamentare al meglio l’aumento di questa nuova famiglia di FCM (food contact materials) composti di plastica e altre fibre naturali, il 23 giugno 2020 un team di esperti Europeo ha pubblicato una nota sull’uso e immissione sul mercato di tali materiali. Il gruppo di lavoro ha evidenziato una prima criticità: molti di tali prodotti arrivano sul mercato con la promessa di essere “sostenibili” o “natural”, ma non rispecchiano la vera natura del prodotto traendo così in inganno i consumatori finali (Reg. 1935/2004 Art.3). La nota si conclude indicando il bambù macinato come materiale non autorizzato e pertanto non lo troviamo presente nell’elenco delle sostanze ammesse nella produzione di materiali e oggetti di plastica destinati ad entrare in contatto con gli alimenti (Reg. 10/2011 – Allegato I).
A seguito di ciò molti Paesi dell’Unione Europea, come Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi (Benelux), Finlandia e Irlanda hanno avviato misure per contrastare l’importazione di questi materiali e vietarne la vendita sul mercato.
La criticità è confermata da Safety HUD, il tool di Mérieux NutriSciences dedicato al monitoraggio costante delle frodi e delle problematiche di sicurezza alimentare.
Negli ultimi anni, Safety HUD ha raccolto 54 segnalazioni relativi ai food contact materials contenenti fibre di bambù in cui è stata individuata una migrazione di melammina superiore ai limiti stabiliti e 63 segnalazioni in cui la migrazione di formaldeide supera i limiti consentiti. A queste si devono aggiungere le 17 segnalazioni di frode in cui l’etichettatura del prodotto è risultata fuorviante per il consumatore finale, in quanto si è focalizzata sull’aspetto “naturale” o “eco-friendly” piuttosto che sulla composizione dello stesso.