Luglio 14, 2021

Massimo Buonavita | Mérieux NutriSciences Italia

STRATEGIA "FARM TO FORK": VERSO LA SOSTENIBILITÀ DELLE PRODUZIONI ALIMENTARI

Farm to fork produzione alimentare sostenibile

L’iniziativa “Farm to Fork” corrisponde ad una strategia comunitaria finalizzata a tutelare le risorse ambientali grazie a varie azioni da concretizzare nel settore alimentare.

 

CONCETTO DI FARM TO FORK

Essa nasce dalla consapevolezza che la conservazione ed il rinnovamento dell’ambiente, e conseguentemente la tutela delle condizioni di vita delle generazioni presenti e future, è collegata a determinate scelte che possono essere intraprese anche nel campo dell’agricoltura e dell’alimentazione.

Si tratta, per ora, soltanto di una strategia, dalla quale è scaturito un documento programmatico tuttora privo di valore normativo, ma che in prospettiva dovrebbe concretizzarsi in vere e proprie misure regolamentari e che, già da adesso, ha individuato varie direttrici operative, tra le quali spiccano: 

  • il benessere animale;
  • l’uso di energia pulita e rinnovabile;
  • la sostenibilità;
  • l’alimentazione a base vegetale;
  • i profili nutrizionali.

 

LINEE GUIDA OPERATIVE

Volendo descrivere in sintesi le cinque direttrici operative sopra elencate, emerge un quadro molto ambizioso che, se attuato, dovrebbe portare al raggiungimento dei seguenti obiettivi, già accennati sopra e di seguito meglio esposti:

  1. il benessere animale: la garanzia di più spazio vitale negli allevamenti, per esempio tramite la possibilità di far pascolare gli animali all’aperto, la rinuncia alle gabbie in luogo di ambienti più spaziosi per i volatili, l’adozione di maggiori controlli igienici e la creazione di ambienti più confortevoli sino all'obiettivo di escludere o limitare sensibilmente l’uso di antibiotici, che se abusato conduce alla formazione di batteri patogeni sempre più resistenti agli antibiotici stessi;
  2. l’uso di energia pulita e rinnovabile, sia allo scopo di ridurre le emissioni inquinanti, sia a quello di non intaccare le riserve energetiche esistenti senza che queste possano rinnovarsi, perché uno dei principi di base della strategia “Farm to Fork” è proprio quello di non sottrarre nel presente le risorse che saranno indispensabili per le generazioni future;
  3. la sostenibilità, da intendersi come la limitazione dell’impatto delle attività umane sull’ambiente, per preservarne la vitalità e l’integrità, per evitare che le risorse vengano consumate ad un ritmo più veloce di quello con cui possono rinnovarsi, e per evitare che si creino rifiuti ed inquinamento che l’ambiente non sia in grado di assimilare. È un concetto molto ampio, che nel suo ambito comprende anche l'obiettivo di evitare o limitare l’impiego di fitofarmaci in agricoltura, sapendo che essi costituiscono una seria fonte inquinante, e che più se ne impiegano, più i parassiti sviluppano forme di resistenza verso di essi. Il tema della sostenibilità, nella strategia “Farm to Fork”, viene anche visto, naturalmente per ora solo in prospettiva, come un modo per attribuire ad ogni azienda una sorta di “punteggio” di sostenibilità, che dovrebbe essere la risultante delle azioni virtuose messe in pratica dall’azienda stessa, quali appunto quelle finalizzate a promuovere il benessere animale, l’uso di energie rinnovabili, l’uso di ingredienti di origine prevalentemente vegetali e la produzione di alimenti caratterizzati da determinati profili nutrizionali;
  4. l’alimentazione a base vegetale: tra le varie considerazioni fatte nel documento “Farm to Fork”, vi è anche quella che la produzione di alimenti a base vegetale risulterebbe meno impattante nei confronti dell’ambiente, rispetto a quella di alimenti di origine animale. E quindi uno degli obiettivi posti dalla strategia è quello di stimolare i consumatori a scegliere alimenti di origine vegetale, e le aziende a produrre simili alimenti anche in sostituzione di quelli che usualmente hanno origine animale;
  5. i profili nutrizionali: non si tratta di una novità, perché il concetto fu introdotto già nel 2006 con il Regolamento CE N. 1924/2006, nel quale i “profili nutrizionali” erano stati pensati come una sorta di “carta d’identità” nutrizionale di ciascuna categoria merceologica alimentare, che definisse i tenori standard, o minimi, o massimi, di calorie, grassi, carboidrati, proteine ed altri nutrienti, anche al fine di non poter claimizzare la presenza di un nutriente “buono” o l’assenza di un nutriente “cattivo”, se gli altri parametri nutrizionali non si fossero trovati in linea con quelli disegnati nel profilo dell’alimento, e se cioè fossero risultati peggiori rispetto a tale profilo. In seguito l’idea non fu mai attuata, e ad oggi i claims nutrizionali si possono fare semplicemente se soddisfano le loro specifiche condizioni di legittimità, e senza dover prendere in considerazione l’intero profilo nutrizionale di un alimento. Ma nella strategia “Farm to Fork”, i profili nutrizionali sono stati individuati come uno dei parametri collegabili al basso o all’alto impatto ambientale di un alimento, dato che la bassa o l’alta presenza di certi nutrienti può essere indice di minore o maggiore sostenibilità. Quindi, è ipotizzabile che nei prossimi anni si andrà verso l’attuazione dei profili nutrizionali, riprendendo l’intento del 2006.

 

FUTURI SVILUPPI

Ma quali sono i possibili sviluppi della strategia “Farm to Fork”? Vi sono concrete possibilità che essa si realizzi, concretizzandosi in atti normativi veri e propri, con un impatto considerevole sulle aziende alimentari, sui loro processi produttivi, e conseguentemente anche sull’etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari?

Ad oggi, le aziende che intendono vantare l’adozione di protocolli di sostenibilità che hanno come contenuti quelli della strategia “Farm to Fork”, lo fanno a livello volontario, basandosi sulla propria organizzazione di filiera al fine di poter sempre dimostrare la veridicità di quanto promesso ai consumatori. 

In futuro, queste stesse attività potranno diventare vincolanti, ma ciò dipende soprattutto dalla capacità, tutt’altro che scontata, delle istituzioni europee nel riuscire ad imporre delle regole uniformi, e nell’evitare che il particolarismo dei singoli stati membri finisca per prevalere

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